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È possibile allungare la vita? Tra startup e antiche credenze

Jeff Bezos è una delle personalità più influenti del millennio, che dopo aver rivoluzionato il concetto di e-commerce, ora mira a cambiare anche la vita dell’essere umano per come la conosciamo, e tra i vari investimenti portati avanti dal centimiliardario, ultimamente ci sono i mondi paralleli come il Metaverso, e l’eterna salute.
No, non immaginatevi un Bezos incappucciato, che tra alambicchi e formule scritte in lingue sconosciute, cerca di rendersi immortale, anzi, immaginatevi un versamento di tre miliardi alla startup Altos Labs, comprata dal magnate a Settembre 2022 che ha come obiettivo quello di invertire l’invecchiamento umano attraverso la riprogrammazione cellulare e su cui sono stati dirottati anche due premi Nobel come Jennifer Doudna, insignita del titolo per il metodo Taglia e cuci del Dna Crispr-Cas9, e Shinya Yamanaka premiato nel 2012 per la scoperta delle cellule staminale riprogrammate; tra i vari nomi coinvolti, anche quello di Juan Carlos Izpisua Belmonte, che ha recentemente predetto che la vita umana potrebbe allungarsi ancora di 50 anni.

Anche la natura ha riservato negli ultimi anni un assist alla ricerca dell’allungamento della vita; un team di scienziati del MDI Biological Laboratory insieme al Buck Institute for Research on Anging di Novato e la Nanjing University hanno annunciato di essere riusciti ad isolare in una tipologia di vermi, chiamata Caenorhabdtis elegans, un insolito percorso cellulare, grazie al quale, in futuro, potrebbe essere possibile sviluppare delle rivoluzionarie terapie capaci di allungare la vita dell’uomo addirittura di 500 anni. Questo nematode (perlopiù parassiti che vivono liberi nelle acque dolci o in terreni umidi), utilizzato spesso dai ricercatori come modello, condivide con l’essere umano una moltitudine di geni.

Viviamo davvero più dei nostri avi? La Duke University ha pubblicato un lavoro su Nature Communications in cui viene illustrata una teoria che va un po’ in controtendenza a quello che abbiamo sempre pensato. L’aspettativa di vita, secondo la ricerca, sarebbe sempre stata grossomodo la stessa, oggi come centinaia di anni fa. L’unica differenza sarebbe che nel passato si moriva prima di raggiungere la fase di età più avanzata, ai nostri tempi invece gli esseri umani sopravvivono più a lungo; siamo diventati “più bravi” a restare in vita per il tempo che ci è concesso di vivere, ma non abbiamo allungato mai la durata massima della vita della nostra specie. Quindi anche un homo sapiens avrebbe potuto vivere fino ai 100 anni, moriva però prima per un complesso incrocio di stile di vita, salute e benessere. Abbiamo quindi “solo” evitato di morire prima di invecchiare.

Perchè invecchiamo? Quella che era una risposta troppo complessa, ora ha trovato una teoria; anzi, ne ha trovate nove. Un collettivo di ricercatori ha pubblicato sulla rivista Cell gli “Hallmarks of Aging”, ovvero i meccanismi chiave dell’invecchiamento nelle specie animali, compresi noi umani.

  • Il primo è l’instabilità del genoma, ovvero l’accumularsi progressivo di danni (mutazioni) nel DNA causati da agenti esterni come sostanze chimiche nocive, gli inquinanti, le radiazioni ionizzanti, il fumo e via dicendo.
  • L’accorciamento dei telomeri (esatto, quelli menzionati prima) ovvero le parti finali dei cromosomi, che proteggono il DNA rendendolo più stabile ma che si consumano ad ogni divisione cellulare.
  • Le alterazioni epigenetiche, ovvero reazioni biochimiche che controllano la funzionalità dei geni che incidono sulla riparazione dei danni al DNA.
  • La perdita delle proteine sane, o proteostasi. Tutte le cellule hanno un “database” che controlla la qualità delle proteine che vengono fabbricate e che contribuisce alle funzioni cellulari. Se una proteina viene alterata e modificata fino a perdere la sua funzione originale, le cellule la scartano.
  • Le alterazioni di tutto ciò che permette la corretta percezione del fabbisogno di nutrienti, dovute a cambiamenti nel metabolismo. L’esempio più facile è quello della perdita di risposta all’insulina (insulinoresistenza) che molti medici definiscono come l’anticamera del diabete.
  • La disfunzione dei mitocondri, la “centrale elettrica” della cellula. Essi contengono un loro DNA (che si eredita solo per via materna) con un numero limitato di geni che svolgono funzioni molto importanti.
  • La perdita della capacità rigenerativa dei tessuti, legata all’esaurimento delle cellule staminali dalle quali si generano le cellule adulte che costituiscono l’architettura dei tessuti e la loro funzione.
  • L’alterazione della comunicazione tra le cellule, con la produzione di molecole infiammatorie. È uno dei meccanismi più studiati dell’invecchiamento anche chiamato inflammaging, ed è anche quello su cui è possibile intervenire efficacemente con interventi sullo stile di vita (dieta ed esercizio fisico moderato regolare) e con integrazioni nutrizionali mirate.

Dei nove meccanismi citati, quelli epigenetici sembrano giocare un ruolo centrale, non a caso oggi si parla di epigenetic drift, o invecchiamento epigenetico.

La vita umana è un percorso tutto da studiare, che nel corso dei secoli si è intrecciata con la cultura, la religione e l’universo. Il grande mistero della vita che oggi viene affrontato con nuove tecnologie che piano piano, cercano di decifrare il complesso intreccio di meccanismi straordinari di cui siamo composti per dare sempre più risposte sul ciclo della vita di noi esseri umani, e capire quel mistero che ancora siamo.