La sostenibilità ambientale dei dispositivi ICT è da tempo al centro di un acceso dibattito internazionale. La sempre maggiore proliferazione di computer, tablet e smartphone, associata alla loro durata, sempre inferiore, sta lasciando una impronta indelebile sul nostro pianeta ed è arrivato il momento di comprenderlo e correre ai ripari.
La nostra vita dipende sempre più da dispositivi elettronici. Smartphone, tablet e pc sono ormai parte integrante del nostro quotidiano. Dal lavoro al tempo libero alle relazioni sociali, gran parte della nostra vita si appoggia a dispositivi che dipendono dalla produzione di corrente elettrica per funzionare e che hanno una impronta carbonio sempre più alta.
A fronte della crescita esponenziale che il settore ICT ha avuto negli ultimi anni, si assisiste ad una crescente consapevolezza della fragilità del nostro pianeta. Consapevolezza che, tuttavia, fatichiamo ad estendere al settore dell’high tech. Non è quindi insolito trovarsi a tuonare contro lo spreco energetico o l’eccessivo consumo di risorse twittando il nostro sdegno dalla tastiera di uno smartphone di ultima generazione, dimostrando così una incoerenza della quale spesso siamo a stento consapevoli.
From craddle to grave. La vita (breve) di un dispositivo elettronico e il suo impatto ambientale
La realtà, banale ma sovente trascurata, è che ogni dispositivo elettronico in nostro possesso ha una impronta sul nostro pianeta che è ben più alta di quanto si possa immaginare.
Lo studio “Valutazione dell’impronta globale delle emissioni ICT: tendenze verso il 2040 e raccomandazioni”, pubblicato sulla rivista Journal of Cleaner Production, analizzando le emissioni di gas serra del settore ICT prevede che nel 2040 tali emissioni peseranno per il 14% sulle emissioni totali. Con una crescita esponenziale considerando che nel 2007 pesavano per solo l’1%.
La sostenibilità ambientale dei dispositivi ICT dipende da molti fattori, che vanno ben al di là dell’energia necessaria per il loro funzionamento e, per determinarla, vanno presi in considerazione tutta una serie di fattori lungo l’intero ciclo di vita dei dispositivi.
L’industria ICT pesa sull’ambiente in una molteplicità di modi, dal riscaldamento globale al depauperamento delle risorse fino all vero e proprio inquinamento. Ogni dispositivo è una vera e propria bomba ecologica che impatta sul nostro pianeta in ogni fase della propria esistenza.
Per essere costruito uno smartphone, così come un computer o un tablet, ha bisogno di combustibili fossili, minerali e terre rare, che vengono estratti dal sottosuolo in attività di scavo dall’altissimo impatto ambientale. Queste attività da un lato depauperano il nostro pianeta di risorse limitate, e dall’altro sono responsabili di elevate emissioni di CO2 (responsabili del surriscaldamento globale).
I minerali estratti sono lavorati per realizzare le componenti high tech dei vari dispositivi con un elevatissimo dispendio di energia elettrica, per non parlare del dispendio di acqua, utilizzata sia nel processo di estrazione che in quello di costruzione.
Le componenti realizzate vengono poi assemblate nel prodotto finito che spesso, per essere commercializzato, deve effettuare spostamenti estremamente lunghi confezionato in imballi sicuri che poi dovranno essere smaltiti. Confezionamento e spedizione contribuiscono anch’essi in maniera non modesta all’inquinamento ed alla emissione di CO2.
Altro elemento da prendere in considerazione è il fine vita di questi dispositivi. Un PC, un tablet o una smartphone hanno una vita breve, determinata sovente dal diminuire delle prestazioni in rapporto ad aggiornamenti software sempre più pesanti. E una macchina che, dopo due anni potrebbe ancora funzionare, diviene obsoleta in quanto non più in grado di operare con i nuovi software. Si tratta di una scelta controversa operata dalle aziende che sopravvivono contando su una durata ridotta dei dispositivi commercializzati. Ma non è solo questione di scelte aziendali. Anche il consumatore ha le sue responsabilità nella breve durata dei dispositivi che vengono sostituiti sompre con maggiore frequenza, spesso anche se ancora funzionanti. Così uno smartphone di ultima generazione diviene uno status symbol dal costo altissimo per il nostro pianeta.
I dispositivi dismessi, oltretutto, sono di difficile recupero anche quando vengono smaltiti correttamente divenendo per lo più rifiuti. La tecnologia che consente il riecupero ed il riciclo della componentistica, nonché dei minerali in essa contenuti, è ancora costosa e poco applicata. La normativa europea in materia stabilisce che tutti i dispositivi RAEE vengano conferiti in specifiche aree di raccolta e che si avviino processi di recupero nonché di smaltimento corretto. Tuttavia, la quantità di tali rifiuti, sia in Europa che in paesi dalle economie emergenti, sta crescendo vertiginosamente. Nella sola Europa si conta una crescita del 3-5% annuo, con una crescita circa tre volte più alta delle altre tipologie di rifiuto. Un ritmo che il nostro pianeta non è più in grado di sostenere.
Un interessante studio condotto da Sapienza Università di Roma, Politecnico di Milano e dal Bioeconomy in Transition Research Group (BiT-RG) di UnitelmaSapienza, analizza il flusso dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (WEEE), oltre che i veicoli fuori uso (ELV) e i rifiuti solidi urbani (MSW) nei diversi paesi europei con lo scopo di individuare dei criteri valutativi comuni per permettere al legislatore di assumere politiche ambientali adeguate alle reali necessità. Il Paper, dal titolo Assessing the circularity performance in a European cross-country comparison, è disponibile al seguente link.
Sostenibilità ambientale dei dispositivi ICT. Cosa fare per migliorarala.
In generale, l’utilizzo dei dispositivi ICT ha una incidenza marginale sulla loro sostenibilità ambientale dal momento che, come abbiamo visto, questa dipende dal loro intero ciclo di vita. Tuttavia, alcuni semplici comportamenti virtuosi possono ridurne l’impatto in maniera considerevole.
Vediamo insieme quali sono i comportamenti da seguire per migliorare la sostenibilità ambientale dei dispositivi ICT:
- Evitare di sostituire tablet e smartphone funzionanti. Prolungare il loro ciclo di vita condurrà ad un miglior bilancio in termini di carbon footprint.
- Ove possibile, preferire la riparazione di un dispositivo all’acquisto di uno nuovo.
- Occorre poi acquisire consapevolezza che ogni azione che compiamo in rete inquina il nostro pianeta. Ad esempio, secondo i calcoli dell’agenzia francese Ademe si stima che la spedizione di una e-mail da 1 Mega comporti l’emissione totale di circa 19g di CO2. Considerando che, secondo le analisi degli analisti di Radicati Group, nel 2021 la quantità di mail inviate e ricevute a livello globale ogni giorno ha superato i 319 miliardi, la quantità di CO2 emessa è altissima. Ma non solo mail: lo streaming video, così come l’utilizzo dei programmi di messaggistica, hanno un costo importante che non va dimenticato. Ridurre, ove possibile, il nostro utilizzo della rete sarebbe un atteggiamento virtuoso da prendere in considerazione per la salvaguardia del nostro pianeta.
- Sarebbe bene poi scegliere energia proveniente da fonti rinnovabili per l’alimentazione dei nostri dispositivi.
Lo stile di vita verso il quale il mondo si sta dirigendo, che prevede la presenza costante della rete e dei dispositivi ad essa collegati, è uno stile di vita che non sembra essere compatibile con la corretta gestione delle risorse limitate del nostro pianeta. Pertanto, in mancanza di alternative, è importante assumere atteggiamenti virtuosi che comportino scelte di acquisto e di utilizzo ben ponderate che possano limitare i danni.